A seguito di quanto previsto dalla Corte dei Conti, Sezioni Riunite, con la deliberazione n. 20/2019, l'Anci ha chiesto al Mef un incontro urgente sul pareggio di bilancio.
I giudici contabili, con la deliberazione sopra citata, hanno dichiarando la vigenza (sia pure solo pro quota) della disciplina dettata dalla Legge n. 243/2012.
Più precisamente, secondo la Corte dei Conti, il pareggio sopravvive, in versione riveduta e corretta, ossia, come obbligo di conseguire un saldo non negativo fra entrate finali (primi 5 titoli) maggiorate di avanzo e fondo pluriennale vincolato, da un lato, e spese finali (primi 2 titoli) dall'altro.
Tale vincolo si affianca, senza essere sostituito, da quelli previsti dalla Legge n. 145/2018 e recentemente rinforzati dall'undicesimo correttivo al D.Lgs. n. 118/2011.
Le conseguenze di tale pronuncia possono essere assai pesanti per i bilanci degli enti, specialmente laddove questi ultimi abbiano effettuato o programmato spese finanziate a debito.
Secondo l'Anci, tutto ciò potrebbe rallentare la virtuosa ripresa degli investimenti innescata dalla liberalizzazione avviata negli scorsi anni prima con la cancellazione del Patto di Stabilità e poi con la liberalizzazione degli avanzi di amministrazione.
Consulta, in particolare, sullo stesso argomento:
"Conseguenze pesanti per i bilanci dell'ente"
"Torna il fantasma del pareggio"
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